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STATO INTERMEDIO
Una tragicommedia visionaria  
di Nunzio Caponio

Scritto e interpretato da Nunzio Caponio
Suoni erranti ed evocazioni di Gerardo Ferrara

Video editing di Roberto Putzu
Costumi di U.M.B. Collective
Produzione Compagnia B

TRAMA E MESSA IN SCENA

Il protagonista, un artista mancato, scopre improvvisamente di essere morto mentre guarda la televisione sul divano di casa. Il suo corpo non riesce più a muoversi, ma la coscienza sì.

È l’inizio di un percorso tragicomico attraverso un aldilà popolato da spiriti, rimpianti, sogni mai realizzati, memorie distorte, desideri erotici e creature arcaiche: da un napoletano psicopompo a un consulente post-mortem che richiama l’eco dell’implacabile Yama.

Il viaggio attraversa paesaggi interiori ispirati al Libro tibetano dei morti (Bardo Tödröl Chenmo – “Suprema Liberazione attraverso l’Ascolto nello stato intermedio”) e, per accenni, alla tradizione egizia.

Lo spettacolo non rappresenta l’oltretomba: lo evoca. È un passaggio, un chiarore, un cortocircuito fra memoria e desiderio, fra ciò che abbiamo scelto e ciò che abbiamo lasciato incompiuto.

Sul palco, un grande schermo agisce come “specchio della coscienza”: non illustra, ma suggerisce. Immagini, visioni, paesaggi instabili e metamorfosi digitali emergono come frammenti dell’illusione, distorsioni sottili, tentazioni e stati di coscienza del protagonista.

Il linguaggio scenico si ispira al teatro Nō e al Kyōgen giapponese, fondendo la dimensione rituale del primo con la leggerezza e l’ironia del secondo in una forma ibrida contemporanea. A questa matrice si intreccia una ricerca attoriale attuale, che rielabora gesto, presenza e voce in un nuovo stile di recitazione: essenziale, fisico, immaginativo. Un approccio che unisce tradizione e sperimentazione e trasforma il corpo dell’attore in luogo di passaggio, ascolto e rivelazione.

In questo spazio sospeso, Nunzio Caponio interpreta lo shite, lo spirito che attraversa e racconta, mentre Gerardo Ferrara è waki: guida vocale, sonora e rituale che accompagna senza giudicare, tessendo un paesaggio di suoni, canti e vibrazioni dal vivo che richiama anche la tradizione mediterranea e il suo culto dell’ars moriendi.

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