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L'OSPITE 

La tragedia di una vittima servita calda agli spettatori carnefici.

Ci siamo abituati al dolore. Non ci scandalizza più. Le guerre scorrono sui nostri schermi come pornografia del male: corpi spezzati, urla a bassa definizione, macerie da guardare mentre si cena. Eppure ci rilassano. Come se, nel confronto con quell’abisso, la nostra nullità diventasse improvvisamente legittima. L’Ospite nasce da questo svelamento. Un uomo, un rifugiato bosniaco, sopravvissuto al massacro di Srebrenica, viene invitato a raccontare la sua storia in uno show televisivo. Ogni settimana un dolore diverso, ogni settimana un rating da battere. Il suo trauma viene impacchettato tra una pubblicità e l’altra. Ma l’abisso, quello vero, non si lascia addomesticare. In scena, il presentatore incarna il cinismo con cui trasformiamo la sofferenza in intrattenimento. Il pubblico, un branco di occhi che giudica senza comprendere. E il rifugiato, testimone suo malgrado, lotta per non essere ridotto a spettacolo. Nulla è come sembra. I ruoli si rovesciano, le maschere si incrinano. L’orrore vero entra in scena senza chiedere il permesso. Questo spettacolo non consola. Non redime. Non offre soluzioni. È uno schiaffo a mano aperta contro l’assuefazione, contro l’ipocrisia, contro quella complicità muta che ci rende spettatori anestetizzati del dolore altrui. L’Ospite non chiede pietà. Ma nemmeno la dà.

Drammaturgia e Regia | Nunzio Caponio con la collaborazione di Simeone Latini  
In scena | Nunzio Caponio, Simeone Latini  
Disegno luci | Lele Dentoni 
Costumi | Salvatore Aresu   
Foto | Stefano Mattana 

Video | Roberto Putzu 
Produzione | | Akroama Teatro Stabile d'Innovazione

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